La via lattea

Il latte ci ha fatto diventare grandi, ma oggi i consumi sono in calo. Sperimentiamo nuovi sapori, scegliamo bevande vegetali e, come Cleopatra, sogniamo di fare il bagno nel latte d’asina

Prodotto Consumo Consigli 12 febbraio 2018

Sazia, riempie, consola, protegge, fa crescere: è l’alimento fondamentale per la crescita di ogni cucciolo. Sinonimo di innocenza, simbolo della fecondità, alla base della nostra cultura alimentare - tanto che gli antropologi la definiscono “lattofila” - eppure di latte oggi se ne consuma sempre meno. Un europeo ne beve in media 65 litri l’anno, un italiano 47 litri, e questa tendenza è in calo. La via del latte è costellata di cadute e risalite nel grafico dei consumi: fa bene, dicono alcuni, ed è un alimento completo; fa malissimo, dicono altri, e apre la strada alle allergie.

Ma sappiamo davvero tutto sul latte? Lo abbiamo chiesto a Fausto Biagini, tecnico e responsabile acquisti freschi di Coop Alleanza 3.0.

Quanto latte beviamo?

La vendita e il consumo di latte sono in calo. La dieta, le scelte etiche e la maggiore offerta sul mercato concorrono a modificare le abitudini alimentari.

Microfiltrato, fresco e a lunga conservazione: qual è il latte migliore?

Sono il gusto e le esigenze personali a guidarci quando facciamo la spesa. Intero o parzialmente scremato, microfiltrato o a lunga conservazione, la differenza sta nel trattamento termico a cui è sottoposto il latte e nella percentuale di grasso che contiene. Secondo i dati Nielsen del 2017 e il Rapporto Coop 2017, si beve meno latte e nel carrello della spesa troviamo sempre più bevande alternative, cioè quelle di origine vegetale.

Latte di riso o di soia, è corretto chiamarli così?

Solo quello prodotto da animali può essere etichettato come “latte”, anche se la Commissione Europea ha esteso l'etichettatura anche a quelli di mandorla e cocco. Tutti gli altri, invece, devono essere chiamati "bevande di …" o "drink". C’è chi pensa che consumare meno latte sia una scelta “green”, ma latte e bevande alternative hanno valori nutrizionali diversi e rispondono ad esigenze differenti.

Essere alternativi costa di più?

I nuovi consumatori sono disposti a pagare di più per prodotti che ritengono di qualità o anche solo di miglior gusto. Sugli scaffali comunque si trovano tutte le fasce di prezzo, sia per il latte tradizionale sia per le bevande o i drink vegetali.



Cos’altro c’è in un bicchiere di latte? Nel latte di suocera per esempio, c’è tanto alcool e, usato come espressione, indica qualcosa di molto forte. Aristofane, invece, usava latte di gallina per indicare qualcosa di raro e di prezioso. Nuota in un mare di latte chi è pieno di spocchia. Chi si annoia, il latte se lo fa venire alle ginocchia.

Bevendo latte, c’è chi pensa alla vita di una giovenca o al lavoro di un allevatore, chi invece alla storia di lotte ed emancipazione dei mezzadri per creare le cooperative del latte.

Al cinema succede spesso che i cattivi bevano latte, creando così un contrasto tra crudeltà e innocenza, come in Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Per Alberto Sordi, in Un Americano a Roma, il latte è la bevanda americana, quella che non fa ubriacare; ma poi, come ricordiamo tutti, la bottiglia di latte finisce sotto al tavolo per essere bevuta dal gatto.

Infine, chi non ha mai sognato di fare il bagno nel latte d’asina? Benché sia un concentrato di benefici e proprietà, a causa degli alti costi di produzione, il latte d’asina è troppo caro. Lasciamolo a Cleopatra e a Paolina Bonaparte!

 

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