- Home
- Elenco News
- Ad alta voce: al via le prenotazioni
Ad alta voce: al via le prenotazioni
Un evento live con la conduzione di Sara Zambotti sul tema della sostenibilità
Ritorna anche quest’anno Ad alta voce, il festival culturale di Coop Alleanza 3.0, raccogliendo una nuova sfida, immergersi all’interno di uno dei temi più attuali e conosciuti, ma paradossalmente pieno di contraddizioni, fake news, e che a tutti gli effetti conosciamo poco in profondità: la sostenibilità.
L'evento all'Arena del Sole il 17 novembre
Appuntamento quindi a un evento in esclusiva per i soci e consumatori, per il pubblico fedele di Ad alta voce, e per chiunque si avvicinasse per la prima volta al nostro Festival, il 17 novembre alle ore 17 all’Arena del Sole a Bologna. L'ingresso alla serata è libero, su prenotazione su adaltavoce.it a partire dall'8 novembre.
La conduzione della serata è affidata a Sara Zambotti, co-conduttrice del programma Caterpillar su Radio2, e tanti gli ospiti che ci accompagneranno con letture e riflessioni: Anita Caprioli, attrice di cinema e di tv; la fumettista Josephine Yole Signorelli nota con lo pseudonimo di Fumettibrutti; Casadilego, musicista e cantante; Nicola Lagioia, scrittore vincitore anche del Premio Strega e giornalista; Eduardo Scarpetta, attore discendente della dinastia napoletana degli Scarpetta-De Filippo e vincitore del David di Donatello 2022.
La partecipazione è gratuita. Per facilitare l’ingresso consigliamo di presentarsi a teatro con almeno 30 minuti di anticipo. Qualora non potessi venire, avvisaci: scrivi a biglietteria@arenadelsole.it allegando il biglietto PDF. Altri potranno venire al posto tuo!
Il nostro impegno
L’impegno della Cooperativa, sancito anche dal suo nuovo Piano di sostenibilità 2024-2027, è di ampio respiro ed è qualcosa in cui crediamo fortemente: siamo una cooperativa di consumatori, e gestire ogni attività in modo responsabile, con particolare attenzione verso le persone e l’ambiente, significa prenderci cura dei soci della Cooperativa, della società e del pianeta in cui viviamo, e anche delle generazioni future.
Proprio per questo, la sostenibilità è al centro della nostra Missione e del nostro agire quotidiano, e ci piace raccontarvela non solo dal nostro punto di vista, ma anche di quello di voci autorevoli della società civile che ci possano portare il loro sguardo, la loro lettura e interpretazione, la loro visione e, perché no, i loro sogni su un futuro e un Pianeta migliore e più tutelato dall’agire di tutti.
Parliamo di sostenibilità con Sara Zambotti
Formata in antropologia, scopre il mondo della radio toccandone con mano tutti gli ambiti: dalla redazione al mondo autorale, passando per la regia. Dal 2012 ad oggi è al fianco di Massimo Cirri nella conduzione di Caterpillar, storico programma di Rai Radio2 impegnato da sempre nell’organizzazione di eventi finalizzati alla sostenibilità.
Proprio sulla sostenibilità nella sua accezione più ampia e trasversale – tema che accompagnerà questa edizione di Ad alta voce – abbiamo fatto 8 domande a Sara Zambotti.
Per molti anni è stata considerata valida l’equivalenza tra sostenibilità ed ecologia: oggi sappiamo che il suo perimetro di azione è molto più ampio. Diversità di genere, inclusione, lavoro dignitoso, relazioni con il territorio: perché un’attenzione responsabile a questi ambiti significa attuare un comportamento sostenibile?
Come hanno notato molte antropologhe e filosofe, esiste una visione molto radicata nella nostra società che posizione la natura come un ambiente separato dagli esseri umani: come uno sfondo indipendente che, nella migliore delle ipotesi, l’essere umano sceglie di preservare. In realtà esiste un’antropologia più recente che ci invita a superare questa visione duale di natura / cultura come elementi distinti, laddove la cultura è tipica dell’essere umano e la natura sarebbe appunto un ambiente selvaggio e non umano.
La pandemia da Covid ci dovrebbe avere insegnato che siamo interconnessi: i virus si diffondono attraverso i corpi degli animali sia umani che non umani, la presenza o meno di foreste ha un impatto diretto sulla qualità dell’aria e di conseguenza sulla nostra salute, l’emergenza climatica e le guerre sono alla base delle migrazioni forzate. La complessità di questa interconnessione deve trovare risposte sostenibili in tutti gli ambiti perché come vediamo non esiste un settore che non sia legato agli altri. È una grossa responsabilità che non può ricadere solo sulle scelte dei singoli individui ma che va assunta da chi può mettere in campo trasformazioni strutturali più ampie, creando così una società in cui i cittadini siano guidati nella pratica di stili di vita più sostenibili.
Perché le imprese dovrebbero adottare strumenti e strategie concrete per abbracciare la sostenibilità in modo trasversale e innovativo?
Personalmente ho una lunga storia di lavoro nel pubblico e questo forse mi porta ad idealizzare eccessivamente le possibilità di azione del privato. La sensazione, tuttavia, è che le aziende abbiano la possibilità di innovare più di altri settori della società perché non hanno scelta, l’innovazione è una strategia di sopravvivenza in un mercato complesso. Questo mi pare possa generare un vantaggio per tutti e tutte: per le aziende è l’occasione di aprire nuove filiere produttive e migliorare la propria identità sul mercato generando un impatto concreto sulle abitudini e gli stili di vita dei proprio consumatori. Le aziende possono far accadere il cambiamento, per questo a volte sono più avanti della politica.
Come cooperativa che ha una responsabilità sociale nei confronti dei suoi soci, dipendenti e consumatori, ci poniamo l’obiettivo, anche attraverso eventi come Ad alta voce, di fare cultura sul tema della sostenibilità. Quale contributo e in quali modi può essere fatto per inserirsi con un valore significativo nell’ampio dibattito attuale?
Condivido con voi il timore di “parlare a chi è già convinto”, ovvero il timore di fare proposte culturali che vengano scelte da chi di fondo già è in linea con quel tipo di contenuti. D’altronde lo spettacolo e l’intrattenimento sono forse format che più facilmente attraggono pubblici diversi. Trovo molto interessante il progetto vasto di una cooperativa come la vostra che intraprende un percorso di sostenibilità ampio: nella filiera produttiva e distributiva ma che si mette in gioco proponendo anche consumi culturali e non solo primari. Del resto come dicono in molti, siamo quello che consumiamo, anche culturalmente!
Durante i Fridays for Future siamo abituati a vedere i millennials e la Gen-Z riversarsi nelle piazze e nelle strade delle città di tutto il mondo per manifestare a favore delle sorti del nostro Pianeta. Le statistiche confermano che questo segmento di popolazione è quello più interessato, sensibile e attento alle tematiche di tutela dell’ambiente. Come interpreti queste evidenze? Il terreno della sostenibilità ambientale quindi non è “un Paese per vecchi” o come ritieni possano essere sensibilizzate le altre fasce della popolazione?
La Costituzione italiana, nell’articolo 9 (tra i fondamentali, quindi) prevede “la tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. È indubbio che un pensiero più radicale ed urgente si è sviluppato negli ultimi anni a partire dagli scioperi sul clima dell’allora sedicenne Greta Thunberg e dalla nascita dei vari gruppi dell’attivismo giovanile per la giustizia climatica.
La nostra società è generalmente molto gerontocratica, si acquisisce molto tardi potere ed i giovani sono generalmente esclusi dai processi decisionali, sicuramente in Italia. Pensiamo al voto, molti paesi europei lo permettono a partire dai 16 anni, nel nostro paese non è più attivo neanche un dibattito su questa possibilità ed in generale il mercato del lavoro riserva alle giovani condizioni di impiego per lo più
svilenti.
La giustizia climatica, come abbiamo già sottolineato all’inizio dell’intervista, è principalmente giustizia sociale e come tale riguarda anche le condizioni di sviluppo che la società crea per le nuove generazioni. L’ambiente è solo il più lampante degli ambiti in cui dovremmo capire, noi “grandi”, che il mandato costituzionale di tutela dell’interesse delle nuove generazioni è al momento disatteso e va applicato in modo più urgente e radicale, per la sopravvivenza stessa della società.
Sentiamo sempre più parlare di sostenibilità digitale: cos’è e come impatta nelle nostre vite?
Credo che ci sia un aspetto letterale del termine: ovvero la quantità di energia che si consuma nell’utilizzo costante dei vari dispositivi e nello stoccaggio dei dati e dall’altra una sostenibilità di tipo sociale: quanti dati siamo in grado di assorbire? Qual è l’impatto sociale della sovrapproduzione di contenuti digitali? Tendiamo a non accorgersi della bulimia di produzione di contenuti perché rispetto ad altre merci si tratta di oggetti smaterializzati, diversi per esempio da una maglietta prodotto dalla filiera del fast fashion di cui è forse più evidente l’impatto ambientale.
Si sa che la pratica di comportamenti sostenibili parte anche dai piccoli gesti quotidiani, come fare la spesa, spostarsi nelle nostre città, scegliere quali prodotti consumare. Abbiamo proposto ai nostri soci e clienti un piccolo ventalogo della sostenibilità, con un elenco di gesti semplici che ognuno di noi può fare per contribuire. Quali sono i tuoi personali consigli e buone pratiche da seguire?
Ho il privilegio di lavorare nel programma Caterpillar in onda da quasi 30 anni su Rai Radio2, è il programma che vent’anni fa (io non c’ero) ha inventato M’illumino di Meno, la Giornata Nazionale degli Stili di Vita Sostenibili e del Risparmio Energetico che, con voto unanime del Parlamento, ricorre ogni 16 febbraio. Questa data vuole ricordare il giorno in cui, nel 1997, fu promulgato il Protocollo di Kyoto, di fatto il primo accordo tra Stati mirato a contenere l’innalzamento della temperatura globale che, ricordiamolo, è causato dallo sfruttamento umano delle risorse.
M’illumino di Meno nei suoi vent’anni di storia ha proposto alla comunità in ascolto di partire da un piccolo gesto simbolico: lo spegnimento delle luci (poi ripreso anche dal WWF con l’Earth Day). La facilità di questo gesto e la diffusione sempre più ampia di un interesse verso questi temi, ha reso virale l’iniziativa e ogni anno si spengono le luci delle facciate delle sedi delle più alte cariche dello Stato (Quirinale, Corte Costituzionale, Senato, Camera, molti Ministeri) con una diffusione europea (si spengono le sedi dei Parlamenti e Bruxelles e Strasburgo) oltre che altri migliaia di luoghi.
Intorno a questo piccolo gesto c’è un mondo di aziende, amministrazioni comunali, scuole, singoli cittadini, associazioni (etc) che passano all’energia rinnovabile, che creano comunità energetiche, che dismettono veicoli a combustibili fossili, che fanno scelte alimentari meno impattanti. Ognuno di questi gesti è un inizio e insieme un traguardo e come comunicatori abbiamo il compito di rappresentare queste scelte come un miglioramento, come un passo verso uno stile di vita che fa stare meglio e non come una privazione.
Personalmente potrei fare di più sicuramente, vivo in un condominio in città e le scelte che mi è facile attuare sono principalmente relative alla mobilità urbana (ho dismesso un vecchissimo scooter e mi muovo solo in bicicletta) e alle scelte di consumo alimentare (compro alla Coop e limito al massimo il consumo di carne rossa). Nel paesino del Trentino dove abbiamo una casa di famiglia hanno appena costituito una comunità energetica, cercherò di capire come partecipare!
Quali interventi ti aspetti per il prossimo futuro dai Governi perché la sostenibilità non sia solo uno slogan, e come le imprese private possono supportare, agire da portatrici di interesse e fare pressioni su di essi perché vengano attuati?
Spero principalmente non si torni indietro rispetto agli impegni politici già presi dai Governi e che vanno attuati. Il Green Deal votato dalla Commissione Europea, l’accordo di Parigi per la mitigazione climatica sono entrambi esempi di visioni ambiziose (qualcuno direbbe che dovrebbero esserlo di più) che però continuano ad essere messi in discussione. C’è sicuramente un problema di sostenibilità economica e sociale, pensiamo al tema della crisi dell’auto e delle contraddizioni industriali legate alla produzione dei veicoli elettrici. Non riusciamo a creare un’industria europea che sia competitiva e che renda accettabile la transizione per i lavoratori del settore. Mi aspetto una visione più lunga e meno demagogica.
Tre parole chiave per sintetizzare il concetto di sostenibilità secondo te
Uguaglianza sociale
Salute Globale
Cittadinanza universale