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La filiera cooperativa come motore d’innovazione ed equità

Una intervista a Giovanni Monti, membro della nostra Commissione etica

Nella nostra serie di interviste ai componenti della Commissione etica di Coop Alleanza 3.0, dopo l'intervista a Giorgio Riccioni, attuale Responsabile etico, a Ombretta Ghiraldi, che ne è la Presidente, a Fabrizia Dalcò, storica, specializzata in studi sul femminile e da sempre impegnata nel tema delle pari opportunità, e a Gaetano Ventura, esperto di cultura e cooperazione, è ora il turno di Giovanni Monti, ravennate, da sempre impegnato nel mondo cooperativo, attualmente componente della Commissione etica.

Ho iniziato a collaborare con il mondo della cooperazione ai tempi dell’università quando fui chiamato alla Legacoop di Ravenna per occuparmi delle coop agricole braccianti. Si elaborò allora un progetto di riorganizzazione per quelle cooperative che avevano complessivamente 15 mila ettari di terreni e circa 9 mila soci lavoratori. Da questo progetto scaturirono diverse aggregazioni, generando quell’innovazione che oggi ha permesso di avere grandi e moderne aziende agricole cooperative, integrate tanto con il sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, quanto con quello nazionale

Ci può fare qualche nome che tutti conoscono?

Per fare qualche esempio, si contribuì a dare vita a realtà importanti come Fruttagel, Gruppo Cevico, Terremerse, Granarolo, Apofruit, Granterre, Cantine Riunite e altre. Per 25 anni mi sono occupato di imprese agroalimentari contribuendo allo sviluppo di cooperative di secondo grado, cioè che associano sia aziende agricole private, sia cooperative agricole bracciantili. Dal 1998 al 2012 ho presieduto la Legacoop di Ravenna e, nel 2011, sono diventato vicepresidente di Coop Adriatica con deleghe alle Politiche sociali, allo Sviluppo e al Personale.

Tra i temi che stanno a cuore alla Commissione etica di Coop Alleanza 3.0 c’è quello della cooperazione tra cooperative: è il settimo principio della cooperazione internazionale. Che ne pensa?

Ho sempre considerato il cooperare tra cooperative come uno strumento potente per innovare il sistema economico e sociale del territorio. Va oltre il tradizionale scambio commerciale, perché si tratta una visione strategica che mira a connettere le esigenze dei produttori con gli interessi dell’intera comunità. In questo modello, la cooperazione diventa un investimento a lungo termine, dove il capitale generato non va ad arricchimento di pochi, ma diventa patrimonio da reinvestire per il futuro.

Questo approccio consente per esempio di programmare le produzioni in modo condiviso, riducendo gli sprechi e abbattendo i costi, soprattutto in termini di trasporto e impatto ambientale. Promuove una cultura dello stare insieme, valorizzando gli aspetti etici e culturali, a favore del territorio e del tessuto economico.

Come si è mossa la Commissione etica su questo particolare tema?

La Commissione etica si è impegnata a sostenere un progetto di filiera nel quale collaborano Coop Italia, Coop Alleanza 3.0, le cooperative agricole e quelle di logistica, e coordinato da Legacoop Emilia-Romagna, con un duplice obiettivo. Uno è quello di fare chiarezza sulla composizione dei costi lungo l’intera filiera agroalimentare, assicurando che il produttore riceva un’equa remunerazione e che il sistema operi in modo trasparente ed equo, integrando, in maniera organica, chi produce, chi conserva, chi trasporta e chi distribuisce i prodotti. L’altro obiettivo è quello di rendere il sistema più efficiente attraverso una programmazione che riduca gli sprechi e i costi, valorizzando il modello cooperativo basato su principi etici e culturali, e portando ai consumatori prodotti agroalimentari di alta qualità a un prezzo equo per tutti.

Il ruolo della Commissione etica è quello di stimolare la creazione di questa filiera cooperativa, sostenibile, trasparente e competitiva, in cui ogni attore può contribuire attivamente a un sistema virtuoso  che garantisca equità e innovazione.

Il modello cooperativo che incidenza è destinato ad avere sul mercato?

Il modello etico e collaborativo che è allo studio testimonia come la cooperazione possa essere la chiave per trasformare il mercato, offrendo benefici tangibili non solo ai soci e ai produttori, ma a tutta la comunità. Questo percorso, intrapreso con convinzione, dimostra che il benessere collettivo è il vero motore del progresso e dell’innovazione.


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